I dettagli delle due offerte non li conosce nessuno al di fuori del Ministero dell'Economia di sicuro c'è solo che il Governo ha scelto di portare avanti una trattativa in esclusiva con la cordata promossa dal fondo americano Certares, oltre 10 miliardi di asset gestiti in vari campi tra cui viaggi e turismo, assieme a Delta e Air France. Due delle maggiori compagnie aeree mondiali. Superata così l'alleanza dei tedeschi di Lufthansa col gruppo navale italiano MSC, data per favorita dalle indiscrezioni delle ultime settimane basate sull'orientamento di diversi Advisor del Ministero. L'offerta di Certares & Co, è stata invece ritenuta maggiormente rispondente agli obiettivi fissati da palazzo Chigi, si legge nel comunicato del MEF. Perché? Dei programmi industriali si sa quasi nulla. Decisivo sarebbe l'intento di lasciare in mano allo Stato Italiano circa il 40% di ITA che così avrebbe 2 Consiglieri su 5 in CDA e un peso determinante nelle scelte future. Per le regole europee Certares e Delta essendo americane non possono sommare più del 50% di un vettore continentale e Air France meno del 10%, avendo ricevuto copiosi aiuti pubblici da Parigi che non ha ancora restituito, a differenza di Lufthansa che invece ha già ridato a Berlino quanto avuto per superare la crisi da pandemia. Da qui la prospettiva di un 60% massimo, che lascerebbe in capo al Governo italiano una partecipazione strategica. Un'altra privatizzazione all'italiana a metà quindi. E' questa l'accusa della compagnia tedesca esclusa per ora della trattativa che in una nota a caldo scrive: "Prendiamo atto della decisione del Governo italiano di intraprendere una strada che consenta una maggiore influenza dello Stato e non preveda una completa privatizzazione di ITA". L'erede di Alitalia potrebbe quindi gravare ancora sulle casse pubbliche? E? questo uno dei temi centrali per una compagnia piccola nata con 700 milioni di denaro pubblico e che fatica a conquistare il mercato, perdendo quasi 2 milioni al giorno. Per la politica italiana qualunque sarà il prossimo Governo una partita simbolica e non solo visto che il contribuente italiano per sostenere Alitalia ha speso circa 10 miliardi dalla crisi del 2008 a oggi, tra cassa integrazione straordinaria, aumenti di capitale e prestiti ponte.























