È arrivata la risposta cinese, ce la si attendeva, perché la potenza economica cinese è certamente superiore a quella di Messico e Canada. Sono arrivati dei dazi, dei dazi ritorsivi rispetto alle tariffe imposte da Donald Trump. Ricordiamo il 10% sulle merci cinesi che arrivano negli Stati Uniti. Va detto però è una risposta in qualche modo più ridotta rispetto a quanto si temeva, che lascia spazio quindi a possibili trattative. Qua lo vediamo, rispetto al 2018, nella prima guerra commerciale, anche lì partita su iniziativa del presidente Donald Trump nel suo primo mandato, 50 miliardi di dollari di merci colpite allora dalla reazione cinese, la prima reazione, questa volta siamo tra i 15 e i 20 miliardi, quindi evidentemente un'altra misura. Numeri che risaltano ancora di più la sproporzione con la prima mossa americana. Guardate un po' Trump ha imposto dazi su 450 miliardi di dollari di merci cinesi. La risposta di Pechino, invece, si è fermata per adesso, a 20 miliardi. Quindi è chiaramente una prima mossa. Andranno valutati gli ulteriori passaggi e contromisure cinesi, ma sembra un'apertura al dialogo. Su quali merci americane saranno imposte queste tasse? Ricordiamo i dazi sono delle tasse sulle merci che superano la loro dogana. 15% su carbone e gas liquefatto, materie prime energetiche, la Cina non importa molto dagli Stati Uniti, poi 10% petrolio, macchine agricole, mietitrebbie e trattori per esempio, i fuoristrada, pickup elettrici. Qua c'è una curiosità, che però può essere rilevante, perché in questa categoria rientra pressapoco soltanto il Tesla Cybertruck, un nuovo modello dell'azienda fondata e di proprietà di Elon Musk. Quindi si va a colpire, evidentemente, dove fa più male. Ulteriori misure cinesi, un'indagine per possibili violazioni antitrust contro Alphabet, cioè l'azienda che ha proprietà Google, che in realtà però non offre la maggior parte dei suoi servizi in Cina dal 2010. Poi attenzione perché ulteriori limitazioni all'export, quindi alle forniture, sono arrivati su cinque materie prime, diciamo non di conoscenza di massa, ma che sono molto utili a partire dal tungsteno per l'elettronica di consumo, l'industria militare, i pannelli solari, i microchip. Insomma, potrebbero, questo sì, rallentare l'export di materie prime utili per la transizione digitale e la transizione climatica.