Il blocco dei licenziamenti scade mercoledì 30 giugno e da giovedì primo luglio le grandi imprese di industria e costruzioni potranno tornare a mandare a casa i lavoratori in esubero, mentre per il terziario e le piccole imprese il divieto arriva al 31 di ottobre. I sindacati mettono in guardia contro il rischio di una bomba sociale pronta a esplodere e chiedono che il blocco venga prorogato per tutti fino a fine ottobre, altrimenti sostengono, citando uno studio della Banca d'Italia, si rischia la perdita di oltre mezzo milione di posti. Secondo l'ufficio parlamentare di bilancio i lavoratori a rischio sono 70.000, perlopiù nell'industria. Una proroga generalizzata del blocco, un salvagente in vigore da oltre un anno, caso unico al mondo appare ormai da escludere anche alla luce dei richiami di Bruxelles secondo cui non si può congelare il mercato del lavoro per sempre. La mediazione alla quale lavora il premier prevede di mantenere il blocco solo per i comparti più in crisi, sicuramente il tessile ma a questo punto la discussione ruota intorno a come e a quanti settori allargare una possibile proroga. Il tessile e altri quattro comparti della fabbricazione di auto alla metallurgia da soli assorbono tre domande di cassa integrazione Covid su quattro. Tra i criteri del blocco selettivo potrebbe entrare anche quello del calo di fatturato. In alternativa o parallelamente potrebbe anche essere ampliata la platea delle aziende che da luglio potranno continuare a usare la cassa integrazione gratuita a patto di non licenziare fino a fine anno. La vera sfida però sullo sfondo rimane quella dell'approvazione della riforma degli ammortizzatori sociali che consentirà di allargare le tutele per chi perde il lavoro. Il Ministro Orlando l'ha promessa entro luglio ma perché diventi operativa i tempi saranno sicuramente più lunghi.