Un fisco europeo adatto al ventunesimo secolo. É ciò che vuole la Commissione Europea, per voce del Commissario all'Economia Paolo Gentiloni. L'obiettivo è arrivare a una riforma della tassazione sulle aziende, che dovrebbe vedere la luce già a partire da quest'anno. Si vogliono, insomma, tappare i buchi dei 27 singoli sistemi fiscali, che oggi permettono alle imprese che operano in UE, di evadere ed eludere il fisco. Secondo i numeri forniti da Gentiloni, i paesi europei perdono ogni anno 50 miliardi a causa delle frodi sull'iva. E tra i 35 e i 70 per l'elusione delle imposte sui profitti societari. É su questo che il dibattito internazionale si è concentrato. Gli USA di Joe Biden hanno promosso in sede OCSE un'aliquota internazionale sui profitti al 21%, che scoraggi la migrazione delle società nei paradisi fiscali. La proposta europea sarà parallela, a partire dall'armonizzazione delle basi imponibili e dalla regolamentazione delle società di comodo, cioè quelle cassaforti fantasma create per spostare i profitti societari dove la tassazione è minore. Si tratta degli schemi che permettono alle multinazionali di pagare imposte bassissime. Amazon, per esempio, l'anno scorso ha fatturato in Europa 44 miliardi ma non ha pagato neanche un euro sui suoi profitti. E proprio la stessa azienda di Jeff Bezos ha sconfitto in tribunale l'Antitrust della Commissione Europea, che aveva accusato l'azienda di aver ricevuto vantaggi fiscali indebiti dal Lussemburgo. La corta però di chi ha dato quell'accusa non era stata dimostrata a sufficienza. Dove insomma fallisce l'autorità per la concorrenza, Bruxelles vuole potenziare il fisco, con la differenza, non banale però, che il primo è di competenza esclusivamente Europea, mentre le tasse sono regolate dalle leggi nazionali. Proprio su questo si combatterà, nei prossimi anni, la battaglia per il fisco europeo.