È uno dei punti più contestati della Manovra e tra quelli che potrebbe subire modifiche durante la discussione in Parlamento: l'aumento della tassa sui dividendi, dalla quale ci si aspetta quasi un miliardo nel 2026. Confindustria, in audizione in Commissione Bilancio, la respinge con fermezza, bollando come "dirompente" l'idea proposta dal governo di portare dall'1,2% al 24% l'imposta sui profitti che le aziende incamerano grazie a piccole quote azionarie in altre società. Le critiche alla finanziaria, che dà alle imprese una consistente fetta delle risorse, circa 4 miliardi tra agevolazioni e incentivi, non finiscono qui. Gli industriali puntano il dito sull'alto costo dell'energia che, sostengono, si potrebbe ridurre senza oneri aggiuntivi per lo Stato, e il PNRR. La rimodulazione di questi fondi europei, che l'Italia ha avviato, andrebbe sfruttata per sostenere le imprese, dicono, garantendo così gli 8 miliardi in tre anni chiesti da tempo. Più negativo il giudizio della Cgil che mette in cima alla lista delle priorità l'aumento di salari e pensioni, il rinnovo dei contratti collettivi dei dipendenti e suggerisce di tassare le grandi ricchezze, chiedendo un contributo dell'1% su chi ha patrimoni superiori a 2 milioni di euro. Il sindacato vuole anche lo stop all'aumento dei requisiti per andare in pensione, dal 2028 saranno necessari tre mesi in più per quasi tutti, così come la Cisl, che inoltre spinge affinché Opzione Donna e Quota 103 non siano cancellate e che definisce la rottamazione delle cartelle un incentivo a evadere il fisco. Insoddisfatta per molti aspetti anche la Uil, molto critica sulla Sanità: i 2,4 miliardi in più per il 2026, sottolinea il sindacato, sono insufficienti.























