Diventa un po' più concreta l'ipotesi di sostenere la busta paga dei dipendenti con la prossima manovra. Dal Ministero del Lavoro arrivano una serie di proposte per aumentare il potere d'acquisto messo a dura prova negli ultimi anni dall'inflazione. Si parla di ridurre al 10% le tasse sugli aumenti degli stipendi decisi coi rinnovi dei contratti collettivi e di adeguamenti automatici dei salari al carovita nel caso in cui questi accordi non venissero firmati entro due anni dalla loro scadenza. C'è poi l'idea di una tassazione agevolata al 10% per gli straordinari, il lavoro notturno e nei giorni festivi, con un limite a 4000 € lordi. Sconti sull'Irpef più corposi dall'attuale 5 al 10%, per premi di risultato, fringe benefit e altri strumenti di welfare aziendale con maggiori benefici per chi ha figli. Tutte misure che andrebbero ad affiancare la riduzione dell'imposta sui redditi per chi guadagna fra 28 mila 50 mila €. Agevolazione che, secondo le ultime stime, costerebbe 2,8 miliardi e che porterebbe nelle tasche di quasi 10 milioni di italiani fra i 40 e i 440 € all'anno. Visti i pochi margini per fare nuovo deficit e i soldi da destinare alla difesa, alla sanità e a una nuova rottamazione delle cartelle rimane ben poco per le pensioni. Si va verso una proroga dei sistemi di anticipo in vigore, quota 103, opzione donna, APE sociale, e un nuovo semestre di silenzio assenso sul TFR che andrà ai fondi privati di previdenza se il lavoratore non dirà di volerlo lasciare in azienda. C'è poi la questione dell'aumento di tre mesi dell'età pensionabile dal 2027, non ci sarà uno stop totale, costa troppo e si pensa a un incremento graduale del requisito un mese ogni anno, solo per alcune categorie più fragili, come chi ha svolto mestieri usuranti o chi ha iniziato a lavorare quando era molto giovane. .























