È da quando sono state inaugurate, era il 2016, che la Corte dei Conti lancia l'allarme sulle rottamazioni delle cartelle. E anche per la quinta edizione, quella prevista nella nuova manovra, i magistrati contabili avvertono: c'è il rischio che lo Stato diventi il finanziatore dei contribuenti morosi. Cioè, mettendo in regola chi ha debiti con l'erario, tasse e multe, grazie allo sconto di sanzioni e interessi, si rinuncia a una parte delle entrate, col pericolo che i soldi che vengono a mancare si debbano trovare da un'altra parte, magari attingendo da chi ha sempre onorato il fisco. Inoltre, con sanatorie di questo tipo continua a passare il messaggio che conviene non saldare i conti quando arriva la lettera dell'Agenzia delle Entrate, perché un'agevolazione in futuro potrà sempre esserci. Il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti assicura che questa è l'ultima volta e che il costo della rottamazione, che riguarda i debiti dal 2000 al 2023 con l'esclusione di chi è stato scoperto a evadere, viene compensato nel lungo termine. I documenti del Governo, citati dalla Corte dei Conti ma anche dalla Banca d'Italia, ricordano che l'impatto della misura sarà di oltre 2 miliardi nei prossimi 3 anni, per poi diminuire successivamente. Ma alla fine, cioè nel 2036, il bilancio si chiuderà in rosso, con una perdita per le casse pubbliche di circa 800 milioni. L'ufficio parlamentare di bilancio, inoltre, sottolinea come quello che definisce un nuovo condono sia più favorevole rispetto ai precedenti perché allunga i tempi per saldare il conto. E a proposito del passato, tutte le rottamazioni che ci sono state finora non hanno soddisfatto le aspettative, portando molti meno denari di quelli previsti. .























