Non è una promozione a pieni voti quella che l'Italia incassa dall'Europa sulla manovra. Complessivamente, ci dice Bruxelles, siamo in linea e il giudizio è positivo, in particolare sul contenimento della spesa pubblica e sulla prudenza necessaria in un contesto economico assai complicato dall'inflazione e dai venti di recessione. Ricevono così il disco verde le previsioni formulate per l'anno in corso e il prossimo quando il prodotto interno lordo è visto in crescita e ci si aspetta che deficit e debito scendano. Approvati anche gli investimenti per transizione verde e tecnologica, ci sono però alcuni aspetti critici che toccano fisco e pensioni, nel mirino finisce la lotta all'evasione che si allenterebbe con il tetto all'uso del contante che da gennaio Roma vuole alzare da 2 mila a 5 mila euro. Bocciato lo stop alle sanzioni per chi rifiuta i pagamenti elettronici fino a 60 euro, una soglia che potrebbe essere abbassata prima che la manovra venga votata dal nostro Parlamento entro fine mese. L'Europa ci ricorda che già nel 2019 ci ha invitato a potenziare l'utilizzo di carte e bancomat. Altro rilievo riguarda la cancellazione delle cartelle esattoriali fino a mille euro relativa al 2000-2015, un provvedimento equivalente a un condono, mette nero su bianco la Commissione, che nel suo parere non condivide nemmeno i nuovi sistemi per andare prima in pensione nonostante, con la manovra, si alzino i requisiti anagrafici. Il riferimento non esplicito è a quota 103, che permetterà di lasciare il lavoro con almeno 41 anni di contributi e 62 di età, e che permette di dribblare la riforma Fornero che fissa l'uscita a 67 anni. Una nota infine anche sugli aiuti contro il caro bollette che impegnano la gran parte delle risorse della manovra, l'Italia e tutti gli altri Stati dell'Unione, dovrebbero impegnarsi di più a utilizzare questi soldi per sostenere le famiglie e le imprese più bisognose.