Archiviata la manovra economica per quest’anno, è già tempo di pensare alla prossima. E ai denari necessari per confermare nel 2025 le misure con le quali il Governo ha scommesso per mettere più soldi in tasca agli italiani. Fra queste, il taglio dei contributi ai lavoratori dipendenti e la riduzione dell’Irpef, la tassa sui redditi, che da soli hanno bisogno di oltre 14 miliardi. Risorse che Giorgia Meloni confida di poter trovare senza dover aumentare le tasse ma puntando sul taglio della spesa pubblica. Una sforbiciata più precisa di quanto fatto finora coi sacrifici chiesti per lo più ai ministeri, ha precisato la presidente del Consiglio, che confida comunque sulla spinta data dalla crescita, stimata dal Governo all’1,2% nel 2024, molto al di sopra di quanto previsto dai maggiori istituti nazionali ed esteri. A fronte di un’economia su cui pesano molte variabili, Palazzo Chigi spera anche su un calo dei tassi d’interesse, che avrebbe l’effetto di ridurre il costo per finanziarci sui mercati. Ma, in ogni caso, si dovrà stringere la cinghia sul deficit, quindi meno quattrini da chiedere in prestito vendendo titoli di Stato, perché così impone il nuovo Patto di Stabilità, che, se è vero che rende improbabile una correzione dei conti quest’anno, condizionerà le scelte per il 2025. Meloni è soddisfatta della riforma delle regole europee sui bilanci, anche se, precisa, non è quella che avrebbe voluto, ed esclude che il Patto vada messo in relazione con la mancata ratifica del Mes, il cosiddetto Fondo salva Stati, che il capo di Palazzo Chigi definisce obsoleto e che potrebbe essere migliorato in sede europea. Un confronto con Bruxelles ci sarà anche sulla concorrenza, in particolare sulla proroga delle concessioni dei balneari e degli ambulanti, sui quali la premier promette in tempi brevi di mettere ordine, rispondendo alle perplessità del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.