Rimettiamo in fila i numeri che potrebbero permettere all'Esecutivo di raddrizzare il bilancio di quest’anno senza dover fare una vera e propria manovra. Ultima solo in ordine di tempo è la Cassa Depositi e Prestiti, la cassaforte controllata dal Tesoro, che mette in campo un tesoretto di quasi 800 milioni. Le maggiori entrate fiscali, corroborate dalla buona riuscita della fatturazione elettronica, porteranno in dote 3 miliardi. Altri 2 sono quelli congelati dalla scorsa legge di bilancio. Si tratta di tagli già individuati alla spesa dei Ministeri. Se, come assicura il Governo, da questo conto non saranno toccati i 300 milioni destinati al trasporto pubblico locale e il welfare, dovranno essere reperiti altrove i fondi mancanti sforbiciando tra le pieghe del bilancio dello Stato. Le minori spese per reddito di cittadinanza e quota 100 farebbero risparmiare fino a 3 miliardi. Ma su questa cifra è ancora prematuro prendere impegni definitivi. Bisognerà vedere quante saranno ancora le richieste nei prossimi mesi. Quindi, tirando le fila, sul tavolo delle trattative il Governo potrebbe pescare in un bacino dal valore di 8, 9 miliardi, per mettersi a riparo dalla mannaia della procedura. Il vero punto interrogativo sarà però al 2020. Senza aver messo nulla nero su bianco la manovra viaggia già sulla cifra monstre di di 40 miliardi.