Sarà più ricco il piano italiano per la ripresa. Ai denari europei del Recovery Fund si aggiungono infatti quelli di altri fondi comunitari, fondi ordinari per lo sviluppo del Sud non ancora impegnati e non compresi nel Next generation EU, il vasto programma di sussidi e prestiti che Bruxelles ha varato la scorsa estate contro la crisi causata dalla pandemia. Questi soldi, dunque, contribuiranno a finanziare i progetti che il governo sta mettendo nero su bianco, facendo salire il totale che il nostro Paese intende spendere da qui al 2026 a circa 220 miliardi. In questo modo l'esecutivo vuole aumentare la dote di alcuni settori, per placare le critiche arrivate da alcuni partiti e, allungando la coperta, riuscire al contempo a non far lievitare il debito oltre i limiti già fissati. La sanità avrebbe 18 miliardi dai precedenti 9, anche se già era previsto che una quota degli stanziamenti destinati alle infrastrutture servissero per ammodernare gli ospedali. A guadagnarci anche il capitolo dell'alta velocità ferroviaria, quello del turismo, della cultura, delle politiche per i giovani e il lavoro. Allo studio anche un ribilanciamento in modo da dare maggior peso agli investimenti nell'ottica di spingere di più la crescita economica a scapito di incentivi e sgravi fiscali. Tra i bonus, però, non dovrebbe essere penalizzato quello al 110% per le ristrutturazioni che potrebbe essere prorogato al 2023. Il resto dell'architettura resta invariato, con la destinazione di oltre la metà degli aiuti ad ambiente e digitale, così come chiesto dall'Europa. Resta da vedere se Bruxelles approverà i ritocchi che stanno ritardando la presentazione dettagliata del piano. C'è tempo fino al 30 aprile, ma si puntava a consegnare i documenti entro gennaio.