Il 31 dicembre sono scaduti i termini entro il quale le imprese potevano avvalersi della moratoria sui prestiti, cioè sulla sospensione dei pagamenti, coperta da garanzie dello Stato, per la restituzione dei finanziamenti. Una misura introdotta con il decreto "Cura Italia" dal Governo Conte 2, nella primavera del 2020, che ha contribuito a sostenere in piedi tantissime imprese, soprattutto medie e piccole, nei periodi più duri della pandemia. A fine dicembre erano ancora attive moratorie per un totale di 44 miliardi di valore complessivo, che quindi devono ancora essere restituiti, di cui 36 relativi a prestiti alle imprese. Ma ricordiamo che dal marzo del 2020 le moratorie hanno riguardato, sono state attivate, su finanziamenti complessivi per 270 miliardi di euro. Ora però sulle imprese, oltre alle difficoltà dovute alla pandemia, si sta per abbattere anche la batosta dovuta all'impennata dei costi energetici, un mix che potrebbe rendere difficile la prosecuzione dei pagamenti regolari, con una nuova ondata di crediti non rimborsati che potrebbe abbattersi sulla nostra economia. Ma di quei 36 miliardi di prestiti alle imprese quanti effettivamente rischiano di non essere restituiti. È difficile stabilirlo a priori ma, secondo alcune stime, si parla attorno al 10%, quindi sarebbe una cifra attorno ai 3-4 miliardi i crediti non rimborsati che finirebbero poi per diventare insolvenze ma che andrebbero anche a pesare sui conti dello Stato proprio perché lo Stato su quei finanziamenti ha messo garanzie pubbliche, semplificando tra il 33 e l'80%. Del resto un campanello d'allarme sulla situazione difficile delle imprese era già scattato con le previsioni di un aumento sulla crescita del ritmo dei nuovi crediti deteriorati che appunto sono visti al 2022 al 3,8% dopo un decennio di continuo calo dal picco del 7,5 nel 2012. È sempre in tema di segnali d'allarme dobbiamo, appunto, ricordare che sono tornate a salire anche le sofferenze nette. Perché dal picco del novembre 2015 per 88,8 miliardi sempre, praticamente, in continuo calo fino al minimo del settembre 2021, 15,4 miliardi il trend si è invertito e nei due mesi successivi, gli ultimi dati sono di novembre, sono saliti fino a 17,6 miliardi. Ecco perché banche e imprese chiedono al Governo che, con il venir meno delle misure straordinarie, non vengano però interrotte quelle misure a sostegno dell'economia.























