Quattrocento milioni di euro. È questa la cifra che serve per completare il Mose, il sistema di dighe studiato per proteggere Venezia dall'acqua alta. A quantificare la somma è il Ministro dei trasporti Paola De Micheli, che aggiunge, come questi denari, siano stati stanziati, che non sono fermi per motivi burocratici e che l'obiettivo rimane quello di completare l'opera entro la fine dell'anno prossimo. La numero uno delle infrastrutture, spera che anche prima della sua consegna il Mose possa essere utilizzato parzialmente, a conferma che i collaudi effettuati il mese scorso, non sono andati bene. Cosa manca dunque a questo gigante di paratie mobili, nato per legge, 35 anni fa, e in gestazione dal 2003? Deve ancora essere messo a punto il meccanismo che permetterà di alzare e abbassare le barriere che hanno il compito di contenere il flusso del mare verso Venezia, attraverso i 3 varchi che mettono in comunicazione l'Adriatico con la Laguna. Fino a quando questo sistema non sarà perfettamente funzionante, in pratica, potrebbero ripresentarsi allagamenti eccezionali come quelli di questi giorni. Come detto, servono meno di 500 milioni per avviare il motore di quello che per esteso si chiama: Modulo Sperimentale Elettromeccanico, costato finora quasi 5 miliardi e mezzo, tangenti comprese, e per il quale si stimano spese di manutenzione nell'ordine di 80 milioni l'anno. Quando sarà completato, le paratoie mobili ancorate al fondale, per non deturpare il panorama di una delle città più visitate al mondo, sbucheranno sopra il livello del mare, alzandosi grazie un sistema idraulico un'idea tutto sommato semplice, ma imponente e unica nel suo genere che, tra scandali e intoppi burocratici, a distanza di 16 anni dalla posa della prima pietra, attende ancora il battesimo.