Non è ancora chiaro cosa voglia fare in concreto il Governo con le pensioni, ma ci sono diversi indizi nel piano strutturale di bilancio, la cornice che disegna i conti pubblici per i prossimi anni, c'è infatti l'impegno a modificare i criteri per lasciare il lavoro, non si parla di abbassare il requisito dei 67 anni di età fissato dalla legge Fornero, ma di incentivare a determinate condizioni carriere più lunghe, in pratica più soldi a chi decide nel pubblico, come nel privato a mantenere il posto pur potendo andar via. Dovrebbe poi esserci la conferma degli anticipi esistenti, quota 103 le agevolazioni per le donne quelle per i disagiati dell'Ape sociale che comportano consistenti penalizzazioni, mentre sfuma l'idea, cara alla Lega, di uscita con 41 anni di contributi a prescindere dall'età anagrafica, in generale è una questione di denari o di sostenibilità come scrive l'esecutivo con la spesa pensionistica in crescita e il calo delle nascite che ha causato la perdita di 1,8 milioni di lavoratori in 10 anni, con meno operai e impiegati c'è il rischio di non riuscire a pagare gli assegni di che già in pensione, il Governo promette di non lasciare indietro nessuno, non parla di un'ulteriore stretta sulla rivalutazione degli assegni al carovita, sceso dai picchi di qualche tempo fa, ma neanche di aumentare le pensioni minime, annuncia invece di voler potenziare i fondi pensione in modo che più persone, su base volontaria, mettano una parte dei loro guadagni per esempio in una assicurazione. Tutte questioni ancora da definire sulle quali si avranno maggiori chiarimenti man mano che si entrerà nel vivo della manovra.