Nessun buco nei conti dell'INPS, le sanatorie suoi contributi per le pensioni non hanno creato voragini nel bilancio e non saranno chiesti soldi allo Stato per metterci una pezza. I vertici dell'Istituto pubblico di Previdenza, a partire dal suo Presidente Gabriele Fava, smentiscono quanto messo nero su bianco dal Consiglio di Vigilanza, organo della stessa INPS nel quale siedono rappresentanti di sindacati e imprese, secondo il quale invece mancherebbero 6,6 miliardi. Questa sarebbe la cifra necessaria per coprire le perdite causate dalle varie rottamazioni che si sono susseguite dal 2018 al 2022 e volute dal primo Governo Conte, da quello guidato da Mario Draghi e dall'attuale Esecutivo presieduto da Giorgia Meloni. Si tratta di tre provvedimenti che hanno condonato versamenti previdenziali mai effettuati da parte di aziende o Partite IVA tra il 2000 e il 2015. In pratica erano crediti vantati dall'INPS, soldi che servivano per pagare futuri assegni pensionistici e che, con le sanatorie, sono stati in larga parte cancellati. L'operazione ha quindi generato una perdita, ma la direzione dell'INPS sostiene che si è provveduto a coprire con un fondo apposito quanto non riscosso e che, inoltre, si trattava di somme vecchie, di piccole entità, e per lo più assai difficili da incassare perché, per esempio, le imprese debitrici erano state chiuse o fallite. Escluso qualsiasi effetto negativo sui conti dell'Istituto, conclude l'INPS. Resta il fatto che comunque il colpo di spugna c'è stato e che, secondo le stime a disposizione, l'evasione dei versamenti per la previdenza supera i 10 miliardi l'anno.