Potrebbe presto arricchirsi di un nuovo strumento la cassetta degli attrezzi che permette di andare in pensione in anticipo. Si tratta, per il momento, di una proposta presentata da Lega e 5 Stelle nel corso della conversione in legge del Decreto crescita. Vediamo di cosa si tratta. Partiamo dal nome: contratto di espansione. Permetterebbe di andare in pensione fino a sette anni prima. Il signor Rossi, dipendente di una grande azienda privata, raggiunta la soglia dei 60 anni, potrebbe quindi usufruirne, accettando però un assegno un po' più basso di quello che percepirà con la pensione vera e propria. È necessario inoltre che l'impresa abbia più di mille impiegati e che si impegni, nel momento in cui sottoscrive con sindacati e Ministero del Lavoro l'accordo per gli scivoli, ad assumere nuovo personale e a fare investimenti per rinnovarsi. Alle imprese di grandi dimensioni, che così hanno una possibilità in più per gestire gli esuberi, toccherà quindi assicurare nuovi contratti a tempo indeterminato, anche se non è chiaro in che misura rispetto ai prepensionamenti. Ma chi pagherà per tutto questo? Lo Stato, si prevede, ci metterà 70 milioni in due anni. La misura è pensata in via sperimentale. Il resto, probabilmente la fetta più grossa, sarà a carico delle aziende. Questo onere dovrebbe risultare meno gravoso rispetto a quello esistente per gli esodati, la misura introdotta nel 2012 che ha alcuni aspetti in comune con la nuova proposta. Nel contratto di espansione, infatti, non si prevede che l'impresa garantisca gli assegni dei prepensionati attraverso una fideiussione da versare all'INPS. Inoltre la misura voluta dal Governo Monti riguarda le aziende con più di 15 dipendenti, ma senza obblighi di nuove assunzioni. Il contratto di espansione, targato Lega e 5 Stelle, come accennato, si aggiunge ad altre possibilità di uscita dal lavoro senza dover aspettare i limiti di legge, Oltre alla Quota 100, infatti, oggi si può lasciare il posto prima con l'Ape, l'anticipo pensionistico volontario o per categorie disagiate, l'opzione donna è ancora la rendita integrativa temporanea, che è un'altra forma di scivolo. Insomma, il ventaglio di possibilità esistenti è ampio, tanto che l'età media effettiva di pensionamento nel nostro Paese risulta poco più di 62 anni, tra le più basse d'Europa.