"Che alcuni interventi da qui a giugno 2026 non possono essere realizzati è matematico, è scientifico, dobbiamo dirlo con chiarezza". L'ammissione del Ministro agli Affari Europei Raffaele Fitto, nel Governo il più vicino al Piano Nazionale di Ripresa, scatena una serie di interrogativi. Quali dei tanti progetti finanziati con gli oltre 200 miliardi di euro, la maggior parte europei, sono a rischio? Fitto ha richiamato la relazione della Corte dei Conti dalla quale è emerso che finora rispetto alla tabella di marcia è stata effettivamente spesa solo una minima parte dei soldi del Piano Nazionale di Ripresa, il 6%, se non si considerano crediti d'imposta e bonus edilizi. Per rimettersi in riga occorrerebbe accelerare spiegano i Magistrati contabili impegnando quasi 41 miliardi quest'anno e ancora di più 46,5 e 47,7 nei prossimi due anni. Da qui la previsione che la missione di portare a termine tutte le opere entro il 2026 per come è stato scritto il piano quasi due anni fa, è quasi impossibile, è la richiesta a tutti i ministeri di spiegare nel dettaglio a che punto sono i progetti, in quella che Fitto ha definito una risonanza magnetica. Una volta ottenuto il quadro completo, questo il senso, si potrà negoziare con l'Europa una revisione del piano, in che modo è ancora da vedere. Per Bruxelles sarebbe problematico allungare le scadenze, non è chiaro se sia a questo che punti il nostro Governo. Che da un lato parla di rimodulare i progetti mantenendo la data finale del 2026 e dall'altro pensa a tempi più lunghi per alcune opere, traslocandole dal PNRR ad altri programmi finanziati con fondi comunitari da realizzare entro il 2029.