Dal punto di vista economico in Italia ce la passiamo peggio rispetto alla media europea. Rischiamo di più di diventare poveri ed è alta la disuguaglianza dei redditi. Sono questi alcuni aspetti che emergono dall'ultimo rapporto sul benessere equo e sostenibile dell'Istat. Un'analisi con la quale si prendono in considerazione una serie di indicatori per descrivere la qualità della vita, al di là di quanto la crescita del PIL ci dice e della quale da anni si tiene conto nei documenti che i governi stilano per le manovre. L'anno scorso si è attestato al 18,9 % contro il 16,2 dell'Unione Europea, il rischio di povertà, che si verifica quando per esempio, una famiglia di quattro persone ha meno di 2500 Euro al mese. Superiore alla media comunitaria anche alla distribuzione della ricchezza. In pratica in Italia ci sono maggiori disparità tra i redditi. Siamo svantaggiati anche per quanto riguarda il lavoro, occupazione al di sotto degli standard continentali con divario particolarmente marcato per le donne. Elevata è anche la forbice tra chi ha assunto a part time involontario, soprattutto fra la popolazione femminile. Sotto il livello europeo anche per l'istruzione, meno diplomati e meno laureati. Investiamo poche risorse nella ricerca e confermiamo di avere scarso interesse a svolgere mestieri tecnico scientifici, Ci sono però anche cose in cui ce la caviamo meglio della media europea, numero di omicidi tra i più bassi e aspettativa di vita superiore. La speranza di stare in buona salute però rispetto al 2023 è scesa e sono aumentati gli italiani che rinunciano a farsi curare per le lunghe liste d'attesa, o perché non possono permettersi visite private. .























