Una cabina di regia a geometria variabile espressione non proprio da linguaggio di tutti i giorni al bar ma in realtà meno complicata di come appare. A gestire i soldi del Recovery Plan sarà un gruppo in cui il regista è fisso, il presidente del consiglio e gli altri attori si alternano perché a sedere al tavolo saranno i ministri competenti per materia di volta in volta convocati dal premier. Questo team politico avrà un ruolo di indirizzo e coordinamento, monitoraggio periodico, individuazione delle criticità normative e preparerà una relazione da presentare alle camere che sarà periodica, ma anche su richiesta, ogni volta che il parlamento lo ritenga opportuno. Viene risolto così uno dei nodi preliminari della gestione del Recovery Fund dopo mesi di aspre polemiche su cui scivolò il governo Conte due e infatti rimasto in sospeso nel testo del PNRR. Lo schema di governance disegnato dal governo Draghi è basato su tre distinti livelli, il primo politico con cabina di regia a palazzo Chigi e direzione generale al MEF, il secondo sociale con un tavolo permanente tra ministeri, parti sociali ed enti territoriali, il terzo tecnico, con una segreteria appositamente costituita presso la Presidenza del Consiglio, questo schema sarà messo nero su bianco nei prossimi giorni in un apposito decreto legge che conterrà anche le misure per il reclutamento del personale necessario all'attuazione del PNRR, varato questo primo preliminare passo, l'esecutivo potrà metter mano ai dossier successivi, il cronoprogramma è serrato, il calendario fittissimo, si riparte dagli incontri sul tema semplificazioni, già entro fine maggio, il primo pacchetto secondo l'agenda Draghi è mirato alla deregulation delle norme su appalti, ambiente e urbanistica.