Da un lato c'è la necessità di snellire la burocrazia, dall'altro quella di evitare infiltrazioni criminali e garantire l'incolumità dei lavoratori. Le regole per affidare gli appalti pubblici che partiranno quei soldi del Recovery Paln, non sono ancora state decise ma infiammano la maggioranza. La soluzione va trovata in fretta perché il Governo, entro la fine del mese, vuole varare il decreto Semplificazioni, necessario per dimostrare all'Europa che l'Italia sarà in grado di spendere gli oltre 200 miliardi di aiuti anticrisi. Nel mirino ci sono le norme sull'aggiudicazioni dei cantieri e in particolare il criterio del massimo ribasso. In pratica vincerebbe la gara la ditta che chiede meno soldi per eseguire i lavori, inoltre l'impresa che ottiene l'appalto potrebbe affidare il cantiere a più aziende, senza alcun limite. Sparirebbe quindi il vincolo esistente, secondo il quale non si può delegare più del 40% dei lavori. La progettazione e l'esecuzione poi potrebbero essere affidati alla stessa azienda, con un'unica gara. E infine si allargherebbe la possibilità di assegnare servizi e forniture senza asta, quindi in affidamento diretto o con un numero ristretto di partecipanti. Se l'intento è quello di accelerare i tempi, spesso biblici, per costruire per esempio un ponte e riuscire finalmente a spendere tutti i fondi europei che ci vengono dati, è anche vero che molti sono i rischi potenziali. In primis il timore che norme meno stringenti affievoliscano i controlli e favoriscano le mafie. Ma anche che affidando un cantiere a chi offre il prezzo più basso, poi si risparmi, come sostengono i sindacati, sulla sicurezza negli ambienti di lavoro. O ancora, si chiedono varianti e perizie aggiuntive, facendo lievitare i costi. Insomma, il quadro non è chiaro e Bruxelles che per gli appalti fissa direttive meno rigide, attende una risposta.