La possibilità che l'Italia riceva i primi soldi del Recovery Fund in piena estate diventa più concreta. A luglio il nostro Paese potrebbe avere in tasca 25 dei complessivi 191,5 miliardi che gli spettano, la fetta più grande degli aiuti anticrisi europei. L'ottimismo che si traduce nella speranza di avviare i cantieri nei prossimi mesi è più forte perché tutti i 27 stati dell'Unione hanno dato il loro via libera definitivo al Next Generation EU, autorizzando così Bruxelles a iniziare a raccogliere sui mercati i soldi necessari. Al vasto programma per la ripresa post-Covid mancava solo il disco verde dei parlamenti di Austria e Polonia. Il complesso iter iniziato quasi un anno fa non è finito perché le autorità europee devono ancora approvare i singoli piani nazionali di spesa e, se malauguratamente Roma dovesse ricevere una bocciatura, i tempi potrebbero allungarsi. In ogni caso entro le prossime settimane si metterà in moto la macchina finanziaria che in pratica chiederà prestiti a banche, fondi e assicurazioni. L'Europa, dal mese prossimo e fino al 2026, farà debito comune, ed è la prima volta per somme del genere, cercando acquirenti sui mercati per le sue obbligazioni a tassi bassi. I denari incassati saranno quindi ripartiti a ogni singolo Paese poiché, la prima quota è del 13% del totale, all'Italia spettano quasi 25 miliardi, dei quali 14 a fondo perduto, quindi più o meno gratis, e il resto come prestiti a costi contenuti. Cosa ci faremo con questi quattrini? Lo scopiamo dalle tabelle che accompagnano il Piano Nazionale di Ripresa messo a punto dal Governo, che sembra essere stato cauto visto che per quest'anno prevede di spendere poco meno di 14 miliardi. Tra i progetti, oltre 100, molti riguarderanno grandi opere con l'avvio dell'alta velocità ferroviaria al Sud. Ma una fetta consistente andrà alle imprese con oltre 1,7 miliardi in agevolazioni per chi investe in tecnologia e ricerca.