Bisogna lavorare senza sosta al recovery plan italiano, l'esortazione arriva direttamente dal massimo rappresentante europeo, la presidente della Commissione, Ursula von Der Layen, Bruxelles da tempo mostra preoccupazione per i ritardi dell'Italia sul piano per la ripresa in cui deve indicare come intende spendere gli aiuti europei di Next Generation eu, sul tavolo ci sono più di 200 miliardi. La bozza approvata e inviata alla commissione dal Governo uscente, a gennaio, ora all'esame del Parlamento ha già ricevuto critiche da Bruxelles, servono più dettagli, ha detto il commissario Gentiloni, sia sui tempi di esecuzione che sui rendimenti attesi dalle opere da finanziare. Inoltre mancano informazioni sulle riforme che devono accompagnare il piano, dalla giustizia al fisco, dalla pubblica amministrazione al lavoro. Che Draghi, se riuscirà a formare un Governo, debba rimetterci le mani è dunque una certezza. La direzione che dovrà comunque tenere conto dei paletti di Bruxelles, ad esempio sul digitale ed economia verde sarà quella da lui più volte indicata, meno sussidi, più investimenti. Questi ultimi al momento rappresentano il 70% del piano italiano, in poche parole debito sì, ma produttivo mirato alla crescita. Il piano già abbozzato dal Governo uscente magari non andrà riscritto da cima a fondo, come vorrebbe Renzi, ma sicuramente subirà modifiche sostanziali, non foss'altro perché dovrà contenere l'indicazione finora assente sulla governance, sulla struttura cioè che dovrà dirigere la sua attuazione. Quanto tempo c'è a disposizione? I piani nazionali vanno consegnati a partire dalla seconda metà di febbraio ed entro fine aprile, anche se sulla data finale potrà esserci un po' di flessibilità, prima saranno presentati e più possibilità ci saranno di riuscire a ottenere entro l'estate l'anticipo del 13% sui fondi a disposizione, per l'Italia si tratterebbe di oltre 20 miliardi.