Le domande per il reddito di cittadinanza sfondano quota un milione, con Campania e Sicilia in testa, seguite da Lazio, Lombardia e Puglia. Il numero di richieste non corrisponde al totale delle persone coinvolte, senz'altro superiore, perché una singola domanda può riguardare una famiglia. L'INPS non fornisce ancora questo dato, ma a due mesi dall'avvio della misura che ha l'obiettivo di aiutare chi è in difficoltà, dà una mappa dalla quale emerge che è Napoli la provincia dove c'è la maggior fame del sussidio, seguita da Roma e Palermo. Meno richiesta al nord, come c'era da aspettarsi e di più nelle province notoriamente meno ricche. Così, per esempio, Milano e Catania hanno lo stesso numero di richiedenti, a fronte di una popolazione nell'area del capoluogo lombardo, tre volte superiore a quella della città siciliana. I dati dell'istituto di previdenza mostrano anche che il 60% di chi ha presentato i documenti ha tra i 40 e i 67 anni, solo il 3% i giovani. Tre quarti dei potenziali beneficiari ha scelto di farsi aiutare da CAF e patronati, la parte restante è andata agli uffici postali e solo in 23.000 hanno spedito tutto via internet. Il numero di domande, ovviamente, non coinciderà con quello di chi poi avrà in tasca l'aiuto economico. Il Presidente dell'INPS, Pasquale Tridico ha detto che il 20-25% delle istanze viene respinto e questa circostanza, insieme alla stima di un totale di richieste a fine anno di 1,3 milioni, ha già posto un quesito: “che fine faranno i soldi che non saranno utilizzati per il reddito di cittadinanza”? Il risparmio potrebbe aggirarsi intorno al miliardo, a fronte dei sette complessivi stanziati, Luigi Maio vuole destinarli a famiglie e lavoro, ma deve fare i conti con Matteo Salvini, secondo il quale il sussidio non fa ripartire l'Italia, nonché coi vincoli di bilancio. La manovra approvata a dicembre prevede un meccanismo di compensazione con Quota 100, in pratica se una delle due misure costerà meno del previsto, le risorse in eccesso potranno essere destinate a finanziare l'altra, anche in vista dei denari necessari nei prossimi anni. Se poi questo travaso non fosse necessario, per esempio, perché anche per l'anticipo pensionistico si spenderà meno, allora l'eventuale tesoretto su cui l'ultima parola spetta al Ministero del Tesoro, potrebbe essere utilizzato per ridurre il deficit.