Redditometro e gli altri stop dell'esecutivo

Sì è abbastanza inusuale vedere in piena campagna elettorale l'annuncio di nuove tasse o provvedimenti fiscali che poi vengono frettolosamente ritirati, su tutto c'è naturalmente la discussione sul Superbonus, ma di quello abbiamo parlato in altri frangenti, ricordiamo ad esempio la Sugar Tax, la Sugar Tax era stata introdotta dal Governo con un emendamento governativo al DL Superbonus il 10 di maggio e il gettito non era nemmeno tanto, erano, nella seconda parte dell'anno, 139 milioni e poi è stata ritirata cambiando quell'emendamento 5 giorni dopo, perché la maggioranza non era d'accordo al suo interno. Idem dicasi per il redditometro, qui le date sono ancora più ravvicinate, perché è vero che il decreto era precedente, ma la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del viceministro Leo sul redditometro è del 20 di maggio, il 22 di maggio, due giorni dopo viene annunciato da Giorgia Meloni il ritiro appunto di questo provvedimento sul redditometro. Il redditometro lo ricordiamo in realtà concretamente non è uno strumento utilizzato, non era utilizzato ovviamente dopo lo stop del 2018, ma nemmeno negli anni precedenti e vediamo che qui ormai da 10 anni, sostanzialmente residuale, non cambia quasi nulla sul piano concreto, il direttore dell'Agenzia delle Entrate lo ha confermato, cioè non è uno strumento, diciamo, utile dal punto di vista della lotta all'evasione fiscale però il viceministro Leo ha tenuto a ribadire, proprio ancora ieri, che quando c'è un evasione fiscale di 80-100 miliardi non bisogna mollare, quindi ogni euro diciamo è prezioso. Questo perché? Perché il comun denominatore di tutti questi provvedimenti è che testimoniano quanto al ministro dell'economia ci sia grande attenzione perché appunto la situazione dei conti pubblici fa sì che la prossima manovra sarà molto complessa e da questo deriva questa serie di provvedimenti, anche a volte piccoli con scarso significato concreto, ma che dorrebbero andare nella direzione appunto di aiutare il bilancio pubblico, ma che in campagna elettorale naturalmente sono complessi e hanno mandato in fibrillazione la maggioranza.