Nel giro di qualche anno, forse due, l'Italia potrebbe avere un'unica rete fissa a banda ultra larga, quella che dovrebbe garantire una maggiore diffusione di internet veloce nelle case degli italiani, ma anche negli uffici pubblici e privati, ancora lontani dalle autostrade del web e difficili da raggiungere. Il percorso è ancora lungo e dovrà passare da accordi e autorizzazioni, ma i due principali protagonisti di questa operazione, di cui si discute da molti anni, hanno aggiunto un ulteriore tassello. Tim e Cassa depositi e prestiti, il braccio finanziario dello Stato, hanno dato il via libera a un memorandum per mettere assieme l'infrastruttura dell'operatore telefonico guidato da Luigi Gubitosi e Open Fiber. Quest'ultimo è il gruppo della rete veloce formato da Enel e la stessa Cassa depositi. In futuro, dunque, dovrebbe nascere una nuova società, ACS & Co., sotto il controllo di Tim e dello Stato, ma con meccanismi di gestione e controllo che, ha assicurato l'amministratore delegato di Cassa deposti Fabrizio Palermo, garantiranno la terzietà della rete. In pratica l'indipendenza per permettere l'accesso a tutti gli operatori che vendono servizi di telecomunicazione. Per realizzare tutto questo sarà separata la cosiddetta rete secondaria di Tim, quella che dagli armadietti in strada arriva nelle abitazioni, creando un'altra società, Fibercop, dove l'ex monopolista manterrà la maggioranza, ma sarà affiancato dal fondo statunitense Kkr e saranno coinvolte anche le italiane Fastweb e Tiscali. Insomma, un'architettura complessa con molti punti cruciali da definire, l'obiettivo è di chiudere entro marzo, dai quali dipenderà una fetta importante del futuro tecnologico e quindi economico del Paese.