Scalda i motori la riforma del fisco, una revisione organica, ha in mente il Governo, dai tempi ancora incerti che spazia dai processi tributari alla riduzione delle imposte; per quanto riguarda le tasse che pesano sul lavoratori e pensionati l'idea di portare da quattro a tre livelli dell'Irpef con l'obiettivo, negli anni, di arrivare una sorta di Flat Tax quindi imposta secca come per le partite IVA. Nel mezzo un taglio più robusto dal tre a cinque per cento del cuneo fiscale per rendere più pesanti le buste paga dei dipendenti, ma servono tante risorse. Ecco perché per finanziare questa riforma è stato rispolverato il taglio degli sconti fiscali, una giungla di bonus che abbassa il peso delle tasse per milioni di Italiani che ovviamente riduce le entrate per lo Stato. Nel 2022 sono costati oltre 128 miliardi di Euro in termini di minori incassi per l'erario, l'equivalente di quattro manovre come l'ultima approvata. Addentrarsi in questo universo di agevolazioni è come vagare in un labirinto. Sono 740 in totale in continuo aumento negli ultimi anni complice la pandemia, ma anche interventi tampone. Si va dagli sconti più popolari come quelli per ristrutturare la casa o per i farmaci a quelli di nicchia per categorie tanto ristrette da essere utilizzate da meno di dieci contribuenti all'anno, cioè per esempio l'esenzione delle tasse per i piccoli allevatori di api in montagna e quella per avere, in casi particolari la pistola per difesa personale fino alla dispensa dal 1972 dell'IVA, 500mila Euro all'anno, per i barracellari un corpo di guardie giurate che in Sardegna aiuta le forze dell'ordine nelle campagne. Dare una robusta sfoltita a questa babele di sconti, alcuni dei quali sconosciuti per valore e numero di beneficiari è un'operazione titanica e inoltre poco allettante per la politica. Se si cancella del tutto uno sconto, pensiamo all'agevolazione sui carburanti per i camionisti, i diretti interessati protesteranno a gran voce.