É uno dei capitoli più spinosi perché spacca totalmente la composita maggioranza di governo, la riforma fiscale. Annosa questione inserita dal Premier Draghi ai primi posti del suo cronoprogramma di riforme, slittata ancora complice la pausa estiva e soprattutto le posizioni in apparenza inconciliabili dei partiti. A peggiorare la frattura l'ipotesi di inserire tra i principi della legge delega, con cui il Parlamento demanda al Governo di scrivere il testo all'interno dei paletti che gli fissa, la revisione del catasto. Leggi, tasse sulla casa. Altra vexata quaestio già inserita nelle raccomandazioni dell'Unione Europea all'Italia prima della pandemia e poi prevista tra le riforme del PNRR, quelle necessarie per avere i soldi del recovery. Nelle intenzioni dei fautori la revisione dovrebbe avvicinare le rendite catastali ferme a 40 anni fa, ai valori di mercato. Sono davvero troppo distanti, con l'effetto di far pagare molto qualcuno e pochissimo qualcun altro. In che modo? Sul piano tecnico ci sono diversi aspetti su cui intervenire. Il sistema attuale basato su estimi che rappresentano i valori teorici dei canoni che si potevano ottenere affittandola casa negli anni 80, mai aggiornati. E l'unità di misura usata è il vano catastale, non il metro quadro usato per calcolare i prezzi sul mercato. Insomma bisognerebbe rivedere il tutto con un riequilibrio delle aliquote per cercare di mantenere quella cosiddetta invarianza di gettito difficile ad ora da ipotizzare. Perciò Lega e Forza Italia temono una stangata e sono sulle barricate. Tutti contro tutti e nodo rinviato alla prossima settimana.