Doveva arrivare alla fine del mese, ma a causa della crisi di Governo del nuovo decreto Ristori non c'è ancora traccia. Il quinto provvedimento per distribuire aiuti economici a famiglie, lavoratori e imprese colpite dalla pandemia rischia di avere tempi lunghi. Un'attesa che ai diretti interessati, soprattutto chi ha un'attività commerciale sta e tenendo chiusi i battenti per le restrizioni anti contagio, non può permettersi. I Ministri in carica intanto ripetono che si continua a lavorare per mettere a punto le nuove misure che assorbiranno una parte dei 32 miliardi già stanziati di extra deficit, cioè soldi da chiedere in prestito ai mercati. Tecnicamente l'esecutivo può approvare il decreto si tratta infatti di un atto urgente, ma all'orizzonte non c'è una data. C'è una scadenza, invece, per 50 milioni di cartelle esattoriali congelate. Se non si farà nulla, dal primo febbraio partiranno gli avvisi a chi ha debiti col fisco. Per questo il Ministro del Tesoro Roberto Gualtieri ha detto che si sta lavorando a uno scaglionamento e una riduzione degli importi da pagare per chi ha subito un calo del fatturato. Per quanto riguarda la cassa integrazione si va verso un suo prolungamento a braccetto con la proroga del blocco dei licenziamenti. I due strumenti potrebbero essere allungati in modo generalizzato in un primo momento per poi essere riservati ai settori con più difficoltà come quello del turismo, per gli indennizzi a imprese e lavoratori autonomi, l'idea circolata è di allargare la platea dei beneficiari, ma mettendo dei paletti per non spendere troppi soldi. Per lo più si tratterebbe di sconti su tasse da pagare, cioè i crediti d'imposta, mentre i rimborsi per i più danneggiati verrebbero calcolati sul calo del fatturato subito in tutto il 2020. Col provvedimento, infine, più denari sarebbero destinati all'acquisto di vaccini, ai trasporti e alle forze dell'ordine e a regioni e comuni.