Si cominciano a farsi sentire le sanzioni americane sul petrolio russo entrate in vigore un paio di settimane fa, impongono sostanzialmente un blocco alle transazioni bancarie legate all'acquisto e alla vendita di petrolio e questo potrebbe far subire un duro colpo alla Russia visto che un terzo del suo bilancio pubblico si basa sulle entrate, sulle tasse dal petrolio soprattutto, ma anche dal gas, come vediamo in questa grafica, tanto che questi ricavi, come vedremo tra poco, sono in calo e questo ha imposto alla Russia di aumentare le tasse e ridurre alcune spese. Vediamo chi compra il petrolio. A fine ottobre la situazione era questa, 3,7 milioni di barili al giorno, soprattutto Cina e India. Spostiamoci invece ai giorni nostri, fine Novembre, 3,5 milioni, quindi il petrolio che la Russia esporta è sostanzialmente lo stesso. Cina e India ancora in testa, ma con fette minori, molto più petrolio, i petrolieri invece hanno una destinazione sconosciuta, cioè non si sa dove si stanno dirigendo e questa è parte della strategia russa proprio per evitare queste sanzioni, cioè andare ad agire un po' nell'ombra, fare delle triangolazioni di riversamento del petrolio, togliere l'etichetta russa in qualche modo, se vogliamo dirla così, del petrolio per fare in modo che le sanzioni non si applichino. Questo grafico ci racconta la stessa cosa, Lukoil e Rosneft sono le due più grandi aziende esportatrici di petrolio russo che sono state proprio colpite dalle sanzioni americane, si nota un calo delle loro vendite all'estero, ma se vediamo ciò che accade alle altre aziende russe, beh vediamo che il trend è opposto. Perché? Perché più petrolio si sta spostando, si sta vendendo attraverso altre realtà. Questo però ha dei costi, perché questo richiede delle operazioni, che richiedono tempo, richiedono delle maggiori spese, infatti lo sconto sul petrolio russo, cioè quanto ci perdono i russi rispetto al prezzo internazionale, è raddoppiato rispetto a un mese fa e tutto ciò si nota anche nei ricavi, lo dicevamo in calo dall'inizio dell'anno sono ormai -34% rispetto al novembre 2024 e questo sta facendo appunto subire un duro colpo all'economia russa. Parliamo anche di gas, chi lo acquista? Ci siamo anche noi, soprattutto la Cina, anche la Turchia, ma un terzo arriva ancora in Unione Europea, soprattutto, Ungheria e Slovacchia, non sarà più così dal 2027 perché è stato trovato l'accordo in Unione Europea per stoppare gli acquisti sia via nave che via tubo. .























