Mentre al G7 in Germania si ragiona di come inasprire le sanzioni verso la Russia, Mosca scivola verso il default tecnico. È infatti trascorso il mese di grazia per onorare i suoi debiti con gli investitori internazionali. Si tratta di 100 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni, una denominata in euro e una in dollari, che erano attesi dai creditori lo scorso 27 maggio. Tempo scaduto quindi, se i soldi non arriveranno, come pare sempre più probabile, la Russia sarà dichiarata insolvente, esattamente come un'azienda che fallisce. Per Mosca sarebbe il primo default estero da quando i bolscevichi ripudiarono i debiti dell'età zarista, nel 1918. Alla Russia, però, i fondi non mancano, grazie ai proventi della vendita di gas e petrolio Putin avrebbe tutte le risorse per pagare gli interessi. Ma la colpa del default, dice il capo del Cremlino, è delle sanzioni. Dopo l'aggressione all'Ucraina del 24 febbraio il paese è stato tagliato fuori dal sistema finanziario globale e le sue riserve in valuta estera sono state congelate, rendendole quindi indisponibili per onorare i debiti. Da allora Mosca ha faticato per mantenere gli impegni di pagamento o ha cercato di saldarli in rubli. Questa volta però il default sembra inevitabile. Resta ora da capire cosa accadrà in futuro. Secondo Bloomberg i creditori potrebbero preferire aspettare l'evoluzione della guerra per capire quali sono le chance di mettere le mani sul denaro. Per la Russia l'evento è soprattutto simbolico ma chiedere un prestito potrebbe risultare più difficile d'ora in poi. E comunque sarebbe un duro colpo al prestigio della nazione.