Un salario minimo per ridare dignità a quei milioni di lavoratori sottopagati, è l'obiettivo del Movimento 5 Stelle, che dopo decreto dignità e reddito di cittadinanza, punta ora al terzo pilastro della politica sociale per il Paese, con una proposta che sta animando il dibattito di questi giorni. Una paga oraria minima che dovrebbe essere non inferiore, per tutti, ai 9 euro lordi. Ma quanto inciderebbe sul costo del lavoro? A fare calcoli il Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, i costi medi, dicono le loro elaborazioni, salirebbero anche del 20%, 4 milioni i lavoratori che vedrebbero incrementare la loro retribuzione tra quelli del settore privato, agricolo e dei collaboratori domestici per un aumento dei costi diretti per le imprese di 5 miliardi e mezzo e senza considerare i 3 milioni 200 mila dipendenti pubblici. Ma non basta. “Noi diciamo che ci vuole di più, perché ovviamente nel momento in cui dai una somma di 9 euro ad ora all'ultimo livello della contrattazione collettiva di quel settore, devi poi riparametrare verso l'alto tutte le retribuzioni, altrimenti succede la rivoluzione in azienda e giustamente viene meno anche il principio della premialità rispetto a quelle che sono le competenze e le diverse responsabilità delle persone”. Con i nuovi inquadramenti generalizzati i costi salirebbero così fino a 12 miliardi. La soluzione allora, suggeriscono i consulenti aziendali, sarebbe quella di bilanciare con un taglio contestuale del cuneo fiscale, cioè attraverso una riduzione del peso di tasse e contributi sul lavoro.