Sappiamo che l'Italia è contraddistinta da un alto numero di contratti collettivi, che quindi al loro interno hanno dei salari minimi, ma le opposizioni vogliono introdurre un unico per legge, un minimo oltre il quale non si possa andare con questa proposta di legge che andrebbe a stabilire un limite sotto cui i contratti collettivi nazionali non potrebbero scendere. Ma vediamo quanti lavoratori sarebbero effettivamente coinvolti, purtroppo qua ci manca un'informazione, perché nella legge non c'è, e cioè, se questo limite di €9 l'ora includa TFR e tredicesima, oppure sia solo il minimo tabellare, oltre TFR e tredicesima. In questo secondo caso, che è quello su cui i firmatari della legge dicono essere, in qualche modo, la loro versione, a nostra domanda diretta, be' sarebbero decisamente tanti i lavoratori, perché bisognerebbe aggiungere poi il TFR e tredicesima, sarebbero quasi cinque milioni, uno su quattro sostanzialmente. Andiamo a vedere in quali settori, perché questo è interessante. Settore bancario, quelli del media e della comunicazione sarebbero poco colpiti, in qualche modo, ma per esempio il settore della ristorazione e delle agenzie di viaggio, o in generale il settore dei servizi, vedrebbe delle quote considerevoli. Andiamo a vedere anche i lavoratori divisi per genere, perché gli uomini che guadagnano meno di €9 l'ora sarebbero, sono il 13,2% e quindi vedrebbero un aumento. Le donne il 17%, un pochino di più. Andiamo anche a confrontare e capire perché, secondo l'opposizione almeno, non bastano i contratti collettivi nazionali. Questo è l'esempio dei vigilantes, che vediamo, hanno un contratto collettivo nazionale che solo nel livello maggiore, quello più ricco, in qualche modo, il livello A, prevede un livello salariale superiore ai €9 lordi l'ora. Quindi insomma, ci sono anche dei contratti collettivi, dei contratti che evidentemente sono un po' troppo poveri, se così possiamo dire. Anche perché sono moltissimi, sono più di 1.000, verrebbe mal di testa a contarli tutti. Sono triplicati nel corso degli anni. Ci sono anche i cosiddetti contratti pirata, firmati da rappresentanze sindacali poco rappresentative, e in effetti solo il 22% oggi è firmato da CGIL CISL e UIL, anche se queste rappresentano comunque la maggioranza dei lavoratori.