Un puzzle con tessere mancanti, un labirinto pieno di vicoli ciechi. Appare così la situazione delle liste d’attesa nella Sanità. Si arriva a queste conclusioni leggendo l’analisi della Corte dei Conti sull’attuazione di una serie di misure per ridurre i tempi per visite e interventi come, per esempio, una TAC o un’operazione di cataratta. Misure messe in campo dai Governi che si sono succeduti dal 2020 al 2024, soprattutto relative alle prestazioni non erogate durante l'emergenza Covid, per uno stanziamento complessivo di oltre due miliardi di euro. Una grande quantità di fondi utilizzati in modo esiguo, scrivono i magistrati contabili. Non tutte le risorse sono state spese e non si sa esattamente quante ne siano state impiegate effettivamente per abbattere le liste d’attesa. Per esempio, nel quarto trimestre del 2022 risulta che solo il 70% dei denari assegnati a questo scopo sia andato a buon fine. Una situazione dovuta al fatto che le Regioni, destinatarie dei soldi dello Stato, forniscono spesso dati parziali, informazioni incomplete e non aggiornate. E con l’aggravante, sottolinea la Corte, che i quattrini per accorciare i tempi nella Sanità potrebbero essere stati impiegati per altro, in primis per aggiustare i bilanci in deficit delle singole Aziende Ospedaliere, visto che la legge lo permette. In pratica, funziona male il meccanismo che permette di valutare il corretto utilizzo dei finanziamenti, cioè le tasse dei cittadini, per impedire che possano volerci mesi per prenotare una visita in ospedale. Il tutto a fronte di una situazione nota: circa tre milioni di italiani l’anno scorso hanno pagato di tasca propria per farsi vedere da un medico ricorrendo al privato e molti, non potendo permetterselo, rinunciano alle cure. Sono dunque molte le criticità nel monitoraggio sulla riduzione delle liste d’attesa, un aspetto cruciale visto che la scorsa estate il Ministero della Salute ha promesso di accelerare i tempi non mettendoci altri soldi ma utilizzando quelli esistenti.