La vicenda di Autostrade è l'ultimo esempio, in ordine di tempo, di quella che sembra essere diventato una tendenza. Una presenza e un controllo sempre più accentuati dello Stato nell'economia, con l'ingresso del capitale pubblico nelle imprese di settori fondamentali, come i trasporti, le banche o, da ultimo, le autostrade. Nel 2017, di fronte alle difficoltà del Monte dei Paschi, lo Stato, per salvare l'istituto, entrò nel capitale con 5,4 miliardi. Oggi detiene poco meno del 70% della Banca di Siena. Anche se il piano originario prevedeva l'uscita dopo il salvataggio, se decidesse di vendere le azioni, in questo momento perderebbe il 90% di quanto investito. Alitalia è una vicenda ancora più intricata. Partita pubblica, poi privatizzata, negli anni ha avuto bisogno più e più volte dei prestiti statali per restare a galla, fino all'ultimo atto, per ora. Con il Decreto Cura Italia il Governo decide di nazionalizzare la compagnia e con il Decreto Rilancio stanzia i 3 miliardi necessari. Nei piani verrà creata una nuova società pubblica al 100% in cui dovrebbero rientrare tutti gli asset e i dipendenti dell'azienda. Alitalia torna, insomma, da essere la compagnia di bandiera italiana e la nazionalizzazione è, con ogni probabilità, anche il destino che attende l'ex Ilva. ArcelorMittal, che l'aveva rilevata dopo il lungo commissariamento, si potrebbe sfilare. A oggi, il 49% dell'azienda è nelle mani di Invitalia, società al 100% del Ministero dell'Economia. Entro la fine dell'anno, però, ArcelorMittal avrà la possibilità di ritirarsi dall'Italia, pagando una penale di 500 milioni di euro. Se questa opzione fosse esercitata, l'ex Ilva finirebbe interamente nelle mani dello Stato. E arriviamo ad Autostrade per l'Italia. l'accordo raggiunto tra il Governo e Atlantia, che controlla Aspi, ancora deve essere scritto nei dettagli, ma il piano prevede che alla fine di un percorso a tappe in cui Atlantia diluirà sempre più il suo peso, la cassa depositi e prestiti diventi il socio di controllo. Un altro passo verso lo Stato imprenditore che già oggi partecipa, a vario titolo e con quote diverse, in cinque delle prime dieci società quotate in Borsa.