Incentivi in cambio di impegni a produrre di più in Italia? La schematizzazione è forse un po' estrema, ma le schermaglie dialettiche tra Stellantis e il Governo partono da questo dato di fatto: su 8 mezzi prodotti nello stivale, tra auto e veicoli commerciali, quasi 7 sono di brand del gruppo nato dalla fusione di Fiat Chrysler con Peugeot. Se il Governo vuole davvero arrivare a un milione di pezzi all'anno costruiti da noi, come ha più volte annunciato, ha un solo vero interlocutore: Carlos Tavares. Il target è, allo stato, utopistico se parliamo solo di automobili, siamo a meno della metà, più alla portata considerando anche TIR e mezzi commerciali. Quindi vanno sostenute le vendite, con Ecobonus che spingano l'elettrico per aumentare la produzione nazionale. Altrimenti gli incentivi finiscono a fabbriche estere, è stato il messaggio recapitato dalla Premier Meloni al Manager portoghese che chiedeva più soldi pubblici adombrando ripercussioni negative, in caso contrario, tu gli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano. il Ministro delle imprese Urso ha avvisato che non saranno rinnovati nel 2025, in assenza di impegni concreti e la dote restante del fondo Automotive, circa 6 miliardi fino al 2030, andrebbe non più a sostenere la domanda ma ad aiutare la filiera produttiva, aziende della componentistica in primis e anche chi volesse venire a produrre da noi. Nuove case all'orizzonte, in realtà, non se ne intravedono, l'Italia negli ultimi anni è scivolata molto indietro nella produzione e una sterzata potrebbe darla solo l'ex Fiat che ha un animo sempre più francese dopo le nozze con Peugeot partecipata dallo Stato e potrebbe spostare l'asse sempre più verso Parigi in caso di matrimonio anche con Renault. Ipotesi smentita dal Presidente John Elkann, ma uno spauracchio per la produzione, l'indotto, l'occupazione nostrane. Senza incentivi niente produzione italiana, senza più produzione italiana niente più incentivi. Tavares e Meloni si marcano stretto.