Sì, con la pandemia definitivamente alle spalle si torna alle regole ordinarie per il lavoro da casa, il lavoro da remoto. Perchè esistevano, fino all'inizio di aprile, fino al primo Aprile, appunto, esistevano delle esenzioni che permettevano un diritto vero e proprio ad alcune categorie di lavoratori, lavoratori dipendenti con figli under 14 e lavoratori cosiddetti fragili, cioè quelli più sensibili a un contagio da Covid, quindi chi soffre di immunodepressione, patologie oncologiche eccetera, queste categorie avevano ancora diritto allo smart working. Così non è più, perché questa modalità di lavoro da remoto, appunto, adesso è condizionata agli accordi aziendali, come già avveniva per tutto il resto dei lavoratori dipendenti, che vanno a definire dove si può fare lo smart working, il limite di giorni al mese, le modalità di lavoro, chi può farlo, il diritto alla disconnessione, insomma questo è frutto, appunto, della negoziazione tra datore di lavoro e dipendenti come qualsiasi altro, insomma, elemento della contrattazione. Però, ovviamente, il mondo è cambiato nel frattempo. Vediamo nel 2019 quanti erano i lavoratori da remoto, mezzo milione circa, oggi sono superiori a 3 milioni e mezzo, con, ovviamente, l'impennata durante i lockdown, con un'enorme differenza tra le grandi aziende, che quasi tutte ormai lo permettono, mentre, ovviamente, per le piccole e medie imprese siamo fermi al 56%. Ma questo è anche, in qualche modo, naturale perché non tutti possono, ovviamente, lavorare da casa, pensiamo agli operai, ai tornitori, insomma, dipende ovviamente dalle professioni. È interessante però andare a confrontare anche gli altri Paesi cosa fanno. Noi siamo a, circa, meno di un giorno a settimana da remoto, vediamo che invece altrove si fa di più, è più diffuso. Ma è interessante anche andare a vedere qual è il desiderio, in qualche modo, dei lavoratori italiani, che vorrebbero fare sostanzialmente più del doppio dello smart working che riescono a portare a casa invece, almeno nel 2023, in media. E lo staremo a vedere se gli accordi aziendali, appunto, permetteranno di aumentare questa modalità di lavoro.