Spalmare obbligatoriamente in dieci anni, anziché in quattro, i rimborsi del superbonus edilizio, non varrà per il passato ma solo dal 2024 in poi. La stretta annunciata dal Governo sull'aiuto per ristrutturare condomini e villette, migliorando il risparmio energetico, non riguarderà, dunque, chi ha chiesto il recupero delle spese nel 2023 o prima. Lo ha detto il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in commissione bilancio al Senato e l'ha precisato a Sky Tg24 il Sottosegretario al Tesoro Federico Freni. "La norma non è retroattiva, quindi le spese sostenute dal 2024 in poi, non le spese che già state sostenute". Trattandosi di detrazioni, i rimborsi viaggiano di pari passo con le tasse da pagare. A parte l'ovvio beneficio per i conti pubblici nel diluire i rimborsi c'è da dire che con rate in quattro anni è svantaggiato il proprietario di casa che guadagna poco, perché se le spese sono alte si rischia di non poter recuperare tutto. Per contro allungare i tempi a dieci anni significa dover aspettare di più per ottenere i denari sborsati. Per le imprese e le banche, che si sono prese in carico di superbonus, tirando fuori i soldi per i lavori al posto del titolare dell'immobile, la non retroattività dovrebbe essere una buona notizia perché non si dilata il periodo per incassare i rimborsi evitando eventuali buchi in bilancio. Infine lo Stato, la generosa agevolazione inaugurata nel 2020 è già costata oltre 122 miliardi. Una zavorra che estendendo i tempi per saldare i crediti si alleggerirà un po' per l'anno in corso. Questo peso sul debito si sarebbe diluito ancora di più se tutti i rimborsi, anche quelli passati, si fossero soddisfatti in dieci anni. Ma, come abbiamo visto, non è questa l'intenzione del Governo.























