Facciamo un po' di deficit in più per mettere qualche soldo aggiuntivo nelle tasche dei lavoratori visto che il caro prezzi ci accompagnerà ancora a lungo. Così ha deciso il Governo nel varare il DEF, il documento che fa da fondamenta alla manovra d'autunno, annunciando un'altra sforbiciata al cuneo fiscale: 3 miliardi per abbassare i contributi previdenziali dovuti dai dipendenti delle fasce medio-basse per tutto l'anno 2023. In quanto si traduce questa cifra in busta paga? Per fare qualche calcolo possiamo basarci sul precedente taglio stabilito pochi mesi fa nella manovra 2023. Si trattava di 5 miliardi per abbassare quanto dovuto dai dipendenti, pubblici e privati, del 3% per i redditi fino a €25 mila lordi e del 2% per la fascia tra 25 e 35 mila. Gli effetti concreti di quel taglio sullo stipendio si traducevano in risparmio mensile fino a un massimo di €41 circa per i redditi più bassi, quasi €500 in un anno. Si parte da questi numeri per provare a calcolare i nuovi importi. L'intervento, si ipotizza, dovrebbe valere almeno circa metà anno, il secondo semestre del 2023, e pesando poco più della metà dei 5 miliardi stanziati in manovra potrebbe avere un impatto simile: attorno a un massimo di €40 in più al mese per i redditi fino a €25 mila, qualcosa in meno per gli stipendi fino a €35 mila, sempre che vengano confermati due tagli diversi per le due fasce. Sotto la soglia dei €35 mila sono circa 19 milioni di lavoratori dipendenti in Italia, pari a oltre il 85% del totale di chi versa l'IRPEF.