Tra rinnovabili e auto elettrica, la fiera sulla transizione

23 mar 2023
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Pannelli solari, efficienza energetica, veicoli elettrici di tutti i tipi. La strada per evitare gli effetti più gravi della crisi climatica si chiama transizione energetica, vuol dire cioè lasciarsi alle spalle le fonti fossili responsabili dei gas serra. E alla transizione è dedicata K.EY-The Energy Transition Expo, la manifestazione organizzata a Rimini da Italian Exhibition Group. 600 marchi, di cui il 30% dall'estero, e oltre 150 convegni per respirare tutto il fermento imprenditoriale che ruota attorno alle energie pulite. "Il nostro Paese, che per anni è stato un po' il fanalino di coda rispetto alle rinnovabili, è diventato un Paese importante, un Paese attrattivo anche per investitori internazionali. Siamo il Paese del sole e del vento, quindi abbiamo un know-how che possiamo assolutamente esportare". Sulle rinnovabili in Italia gli investimenti non si fermano, come testimoniano i dati di Symbola, ma si potrebbe correre di più. "A me stringe il cuore pensare che l'Olanda, che è più piccola di Sicilia e Calabria e che ha meno sole di Sicilia e Calabria, installi mediamente ogni anno 4 volte il fotovoltaico dell'Italia. Non è così che prepariamo il futuro. Non è così che rafforziamo la nostra economia ma invece abbiamo le forze per farlo". Più di 1.300 impianti, fa sapere Legambiente, sono ancora in lista d'attesa e in fase di valutazione. A pesare, la lentezza degli iter autorizzativi e le lungaggini burocratiche di regioni e Soprintendenza ai beni culturali. E poi c'è la mobilità sostenibile, che nel caso delle auto vuol dire soprattutto elettrico. Già quest'anno un quinto delle auto prodotte in Italia sarà elettrico. "L'industria si sta muovendo abbastanza chiaramente verso l'elettrificazione. Sono 1.200 miliardi di euro investiti, nel mondo, su batterie e elettrificazione dei veicoli, oltre alla digitalizzazione che è l'altra grande rivoluzione". "Ma come rispondere a chi parla di un rischio di un dominio commerciale della Cina?" "In realtà di progetti, in Europa, per soddisfare gran parte dei bisogni della catena di valore dell'auto elettrica, quindi le infrastrutture, le batterie, le lavorazioni dei minerali, questi progetti ci sono. Oggi, però, siamo in una situazione rischiosa in cui l'Europa è sotto il fuoco incrociato, per così dire, delle politiche protezionistiche cinesi e anche delle politiche protezionistiche statunitensi". A prescindere dalle decisioni della politica, insomma, l'industria scommette sull'elettrico per un settore, quello dei trasporti, che contribuisce al 15% delle emissioni globali di gas serra.

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