Le imprese che hanno sostituito i propri macchinari con quelli che consumano meno energia, che producono elettricità col sole e il vento, che riciclano gli scarti industriali e scelgono fornitori che inquinano meno, producono e guadagnano di più. Non è solo una questione ideologica, di salute e di salvaguardia dell'ambiente, ma anche economica. E quanto sostiene l'Asvis, l'associazione che si batte per il contrasto alla povertà, alle disuguaglianze e ai cambiamenti climatici, che non ha dubbi, la transizione ecologica non solo è giusta, ma anche conveniente. I numeri sosterrebbero questa tesi. Le stime parlano di un PIL dell'Italia più alto dell'1,1% nel 2035 e dell'8,4 nel 2050, se riusciremo a rallentare il riscaldamento globale e ad aumentare l'efficienza energetica. Benefici si avrebbero anche per il lavoro, con un calo della disoccupazione e i conti pubblici, perché il debito si ridurrebbe. Rinviare o rallentare questo percorso che punta ad abbattere le emissioni nocive e sul quale l'Italia si è impegnata a livello internazionale, vorrebbe invece dire perdere posti di lavoro e, competitività. Ambiente e tecnologia sono dunque le chiavi per accendere il motore del benessere, in linea con quanto richiamato di recente da Mario Draghi e dal presidente Sergio Mattarella, che hanno spronato l'Europa ad agire in un mondo in cui le politiche commerciali di Donald Trump stanno sconvolgendo gli equilibri esistenti. Rimanere fermi a costi crescenti, sottolinea l'Asvis, che critica il Governo italiano perché non sta accelerando per raggiungere gli obiettivi previsti.