Sostiene l'Europa che il blocco dei licenziamenti, in Italia, non è stato particolarmente efficace e anzi si è rivelato superfluo se si guarda agli altri Paesi che, nel pieno della pandemia, non hanno varato una misura di questo tipo. Una bocciatura su quanto deciso più di un anno fa da Roma. Un divieto con poche eccezioni alle imprese di dare il benservito ai loro dipendenti e che finirà a giugno per le grandi aziende e a ottobre per tutte le altre. Un paracadute così ampio non l'ha aperto nessun Governo nel vecchio continente. Solo Spagna e Grecia hanno sospeso i licenziamenti ma per un periodo più breve, mentre non sono mancati aiuti simili alla nostra Cassa Integrazione per garantire un reddito ai lavoratori quando fabbriche e uffici erano chiusi. Il giudizio della Commissione Europea, contenuto nelle sue raccomandazioni di primavera, si basa sull'idea che impedire di mandare via un operaio o un impiegato non permette che questi stessi lavoratori possano trovare un posto altrove, ingessando, di conseguenza, l'economia. Un concetto che appare in linea col pensiero del Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, secondo il quale i sussidi non possono essere la normalità ma bisogna sostenere chi perderà l'impiego e aiutarlo a trovare un'altra occupazione. Anche il Governo sembra aver scelto questa strada. Lo dimostra la retromarcia sul tentativo di allungare il divieto col Decreto Sostegni bis. Ma nel PD e nella Lega c'è chi vorrebbe prorogare il blocco sostenuto, in questo, dai sindacati che temono un'emorragia di posti nei prossimi mesi. A rischio, secondo Banca d'Italia e Ministero del Lavoro, ci sarebbe oltre mezzo milione di lavoratori. Lo stesso studio inoltre dice che il divieto di licenziare, nel nostro Paese, ha salvato quasi 380 mila occupati. Nonostante tutto però, dall'inizio dell'epidemia, sono andati in fumo oltre 800 mila posti e a pagarne il prezzo sono stati i meno tutelati: precari, autonomi, giovani e donne.