Non sarà il vertice risolutivo, ma non sarà un vertice fallimentare, si ripete a Bruxelles, alla vigilia del Consiglio europeo che dovrà discutere gli strumenti per affrontare la crisi. Nonostante sia chiara a tutti l'urgenza, il summit sarà dunque parte di un processo non breve e non semplice, tanto che alla fine ci sarà una dichiarazione del solo Presidente del Consiglio, Michel, e non di tutti i 27. L'atmosfera viene, però, definita più costruttiva rispetto alle scorse settimane, le diplomazie hanno lavorato per riavvicinare le posizioni più estreme. Tutti d'accordo sul principio di un fondo per la ripresa, alimentato da titoli garantiti dal bilancio pluriennale europeo. Toccherà alla Presidente della Commissione, von der Leyen, avanzare una proposta entro una settimana, poi partiranno le trattative su 3 punti: come assegnare le risorse, quante offrirle come finanziamenti da restituire e quante come trasferimenti a fondo perduto e soprattutto l'ammontare complessivo del fondo, con l'ambizione dei Paesi del sud di portarlo fino a mille 500 miliardi. L'accordo, bene che andrà, arriverà entro giugno, ma anche lo strumento della videoconferenza non si sposa troppo con trattative così dedicate, tutti sono d'accordo che per chiudere servirà un incontro dei leader di persona. Toccando, poi, il capitolo delle risorse che gli Stati membri devono versare al bilancio europeo, bisognerà probabilmente passare anche per le ratifiche dei Parlamenti nazionali, con tutte le incognite del caso. D'altra parte, strumenti come gli Eurobond, di fatto ormai usciti di scena, avrebbero avuto un iter, forse, anche più complesso. Nel breve periodo, comunque, dovrebbero essere disponibili i fondi degli altri 3 pilastri su cui tutti sono d'accordo: la Banca europea degli investimenti, la cassa integrazione europea e le linee di credito sanitario del MES, ovviamente per chi vorrà farne richiesta.