Sotto la minaccia dell'Europa di aprire una procedura d'infrazione contro l'Italia, il governo stringe la cinghia e corregge i conti di quest'anno. Si confida su maggiori entrate, tasse e profitti di società pubbliche, minori spese e risparmi sui fondi per il reddito di cittadinanza e l'anticipo pensionistico. Molte sono misure una tantum o comunque da verificare a fine 2019, ma la tabella stilata dal Ministero dell'Economia certifica che l'esecutivo troverà alla fine, 7,6 miliardi di euro, più o meno quanto chiede Bruxelles. In questa maniera, dunque, il deficit del 2019 non sarà più al 2,4% del Pil, come stimato meno di tre mesi fa, ma come ha detto il Premier, Giuseppe Conte, al 2,04. 2,4 e 2,04 due cifre che non suonano nuove e che continuano a ballare ormai da mesi. Facciamo un passo indietro. Nel settembre del 2018 il Governo prepara la manovra e promette di adottare una politica fiscale meno restrittiva. Il deficit per il 2019 viene così fissato al 2,4. Inizia un lungo braccio di ferro con l'Europa, che rema per abbassare questa soglia. L’intensa trattativa si conclude a metà dicembre con il deficit ridimensionato e l'esecutivo che dice che sarà al 2,04. L'assonanza con 2,4 non è un errore, ma appare piuttosto singolare. Nei documenti ufficiali decimali di solito non compaiono e infatti nella tabella, che il 18 dicembre 2018 Roma invia a Bruxelles, viene scritto 2%. Ad aprile, come visto, ricomparirà 2,4 E adesso si riparla di 2,04. Chissà se anche stavolta quei due numeri dietro la virgola, spariranno quando tutto sarà messo nero su bianco.