Per curare i danni economici legati alla pandemia, l'Italia finora ha stanziato 100 miliardi di nuovo debito, spalmandoli su 3 decreti che contengono spese per importi anche maggiori per le quali sono usate altre coperture, oltre al maggior indebitamento. Fatta la premessa che non sempre è facile distinguere con quali soldi vengono coperte le singole spese, vediamo come sono stati utilizzati questi 100 miliardi. Il lavoro da solo assorbe quasi la metà del totale, 48 miliardi tra il decreto Cura Italia, il decreto Rilancio, il decreto Agosto sono stati destinati a potenziare la cassa integrazione e gli ammortizzatori sociali, a finanziare i sussidi da 600 fino a 1000 euro per i lavoratori autonomi, colf e badanti, per gli stagionali del turismo e dello spettacolo, e ad altri interventi come il bonus baby sitter o l'incremento dei congedi parentali. Dopo il lavoro, la fetta più grossa va alle imprese tra contributi a fondo perduto, garanzia statale sui prestiti, cancellazione di tasse come saldo e acconto dell'IRAP di giugno che da solo vale 4 miliardi, taglio delle bollette e bonus affitti, sono circa 20 i miliardi destinati alle aziende in aiuti diretti. I soldi stanziati per la sanità, circa 10 miliardi, e per la scuola, 3 miliardi, vanno a riparare mancanze e buchi creati nel passato, ad esempio, per quanto riguarda il numero dei posti in terapia intensiva e la stabilizzazione dei precari, mentre quelli per il turismo rischiano di essere solo un ristoro parziale per un settore tra i più colpiti. Nei vari decreti poi hanno trovato spazio anche 4 miliardi di risorse destinate agli enti locali, misure meno costose come il bonus per bici e monopattini o gli ecoincentivi per le auto. Ovviamente, per ora, i soldi sono stati spesi in maggior parte per misure dettate dall'emergenza. Per gli investimenti, bisognerà aspettare le riforme legate agli aiuti europei.