Il lungo stop alle attività produttive, a causa della pandemia, peserà e non poco sui conti del Paese, a partire dalla crescita. La nostra economia dovrebbe chiudere la prima metà dell'anno con un crollo del 15%, secondo l'Ufficio Parlamentare di Bilancio. Anche considerando una probabile ripresa nella seconda metà dell'anno, dopo la riapertura a fine emergenza, il 2020 chiuderà, secondo le stime del Fondo monetario internazionale, a -9,1%. Anche perché per molte attività la ripartenza non sarà così immediata. Pensiamo al turismo, agli spettacoli, ai convegni, tutti settori per i quali la ripresa avverrà molto lentamente. Basterebbe questa caduta verticale dell'economia a far aumentare il rapporto con il debito pubblico a oltre il 148% del Pil. Questo anche solo se il debito pubblico, in cifra assoluta, dovesse rimanere fermo. Ma siccome crescerà e di parecchio, viste tutte le misure prese e i soldi spesi per cercare di limitare i danni economici di un Paese fermo per mesi, il rapporto con il Pil sarà molto più alto e potremo arrivare sempre secondo le stime anche al 160% del Pil. E anche il rapporto deficit-Pil è destinato a salire, a ben oltre il 3% indicato dal patto di stabilità, e avvicinarsi all' 8%. Del resto tra il primo decreto da 25 miliardi e il secondo che potrebbe arrivare anche oltre i 70 miliardi, le risorse messe in campo dal Governo dovrebbero arrivare a valere oltre cinque punti di Pil. E sì, è vero che la Commissione europea ha sospeso il patto di stabilità, autorizzando gli Stati membri a spendere tutto quello che ritengono necessario per contrastare i danni economici legati alla pandemia, ma quell'extra deficit prima o poi andrà riassorbito e i debiti, compresi quelli legati agli aiuti europei, andranno restituiti.