Le cifre ancora ballano e non è ancora chiaro quando sarà approvato. Nel nuovo decreto anticrisi, una cosa però è certa, arriveranno a maggio nelle tasche degli italiani gli ulteriori aiuti economici per arginare gli effetti dell'epidemia. Annunciato ormai più di un mese fa, il provvedimento dovrebbe vedere la luce il 30 aprile e molto probabilmente si supereranno i 50 miliardi di euro di deficit in più, annunciati dal premier, Giuseppe Conte, come soglia minima. Tra le misure, l'inedito reddito d'emergenza, dovrebbe costare 2-3 miliardi e andare a 3 milioni di persone, tramite contributi in media di circa 400 500 euro per ogni famiglia, rimasta finora fuori da ogni aiuto. Tra le novità anche un indennizzo diretto alle imprese con meno di 10 dipendenti, mentre per i lavoratori stagionali, autonomi e liberi professionisti, il bonus di 600 euro sarà aumentato a 800 e distribuito per due mesi. Per questi due sussidi, si sistima un impegno di 12 miliardi e altri 4 per incrementare il fondo utilizzato dalle piccole imprese per accedere ai prestiti assicurati dallo Stato. Mentre 15 miliardi saranno necessari per rifinanziare il sostegno, a impiegati e operai, in primis la cassa integrazione. Nuova linfa anche per i congedi parentali ai genitori con figli e al bonus baby sitting, ai quali dovrebbe aggiungersi un sostegno per colf e badanti. 4, 5 miliardi saranno destinati al potenziamento del sistema sanitario e della protezione civile. Sul piatto anche nuove risorse per gli enti locali e si ipotizza un vaucher da 500 euro per le vacanze in Italia. L'ampliamento dello sconto fiscale sugli affitti per i negozianti e i costi delle bollette. A tutto questo, poi, dovrebbero aggiungersi altri corposi interventi che per questioni contabili non peseranno sul deficit. Palazzo Chigi punta a spingere il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, e rafforzare cassa, depositi e prestiti. Il braccio finanziario dello Stato è chiamato a una stagione di salvataggi di imprese in difficoltà. Infine i 30 miliardi per le garanzie pubbliche per i crediti alle grandi aziende.