È un conto salato quello che presenta La pandemia al mondo del lavoro, rispetto a febbraio nel nostro Paese ci sono 600 mila occupati in meno. Nel ultimi tempi le cose sono un po' migliorate grazie alla fine del lockdown che ha tenuto chiuse molte aziende. A giugno l'emorragia di posti è continuata, ma a un ritmo più lento rispetto al mese precedente. Per contro è risalita la disoccupazione all' 8,8 %, cioè vicino ai livelli registrati prima dell'esplosione dei contagi. Per capire questi dati bisogna tenere conto dei molti fattori in gioco. Quando molte aziende avevano i motori spenti non si andava a caccia di un posto. Queste persone erano classificate come inattive. Ora che hanno ripreso a cercarlo rientrano invece nella categoria dei disoccupati. Bisogna poi considerare gli interventi del Governo, come il divieto di licenziamento e la cassa integrazione a carico dello Stato. Quest'ultima, secondo la Banca Centrale Europea Ha impedito di far schizzare al 25% il tasso dei senza lavoro. Non si è evitato, come visto, che molti posti andassero in fumo, per lo più tra quei precari che di solito trovano impiego fra aprile e maggio. I dati di giugno però ci dicono anche che nell’ultimo mese il calo degli occupati ha riguardato quasi esclusivamente i dipendenti a tempo indeterminato. Lo scenario potrebbe peggiorare e l'esecutivo vuole prorogare le misure di tutela. Per la cassa integrazione, però, si studiano paletti, sgravi alle imprese e un contributo per le aziende che non la utilizzano, una modifica, dettata anche per evitare abusi. Tra marzo e aprile ha chiesto la cassa la metà delle aziende, ma di queste circa un quarto non ha subito danni dalla pandemia. Questi dipendenti hanno visto un taglio del loro reddito di oltre il 27%, contribuendo ad allargare la povertà assoluta. Stima uno studio Censis, Confcooperative che, a causa del COVID, sono due milioni in più le famiglie che rischiano di non arrivare a fine mese.