C'è un rischio per molti lavoratori che sono in cassa integrazione a causa della pandemia. Tra poco tempo potrebbero trovarsi senza questo sussidio, perché si potrebbe creare un buco nella sua erogazione. Se, per esempio, il signor Rossi sta ricevendo l'assegno dall'inizio di marzo tra qualche settimana potrebbe non riceverlo più. Il Governo, che ha garantito tempi più rapidi nell'invio dei soldi, con il decreto Rilancio ha prorogato questo aiuto ma ha fissato un tetto di 14 settimane al suo utilizzo consecutivo per evitare che le risorse si esauriscano in fretta. A conti fatti, però, in questo modo il nostro signor Rossi da giugno rimarrebbe senza salario. È vero che un'azienda in totale può sfruttare la cassa integrazione per 18 settimane, ma non in maniera continuativa. Le ulteriori quattro settimane si possono chiedere solo a partire da settembre. Ad aggiungere incertezza c'è poi il divieto di licenziare. È stato allungato fino al 17 Agosto, ma nei casi come quello di cui abbiamo parlato cosa accadrebbe? Il nostro lavoratore, già senza sussidio, rischia il posto di lavoro? Si tratta di un problema reale per tutte quelle aziende che per alcune settimane potrebbero non avere soldi per pagare gli stipendi. Ecco temporaneamente non poter domandare ulteriore cassa integrazione. Per le aziende più grandi ci sarebbe la possibilità di accedere ai consueti ammortizzatori, quelli non legati all'epidemia, ma per le piccole imprese non c'è questa possibilità: chi ha al massimo cinque dipendenti, per esempio un ristoratore o un parrucchiere, in tempi normali non può accedere alla cassa integrazione, non si versano i relativi contributi e il suo utilizzo è legato solo alla crisi sanitaria.