Che fate figli, non potete, sono vostro padre. Lacero, sporco, probabilmente sotto effetto di narcotici che lo portano a vaneggiare, ritrovato dentro un canale di scolo come un fuggiasco qualunque, Mu'ammar Gheddafi consuma i sui ultimi istanti di vita in uno strazio che suscita orrore in tutto il mondo. Il 20 ottobre del 2011 la Libia dopo una violenta guerra civile che ha portato al capovolgimento del regime del rais, grazie anche a un intervento frettoloso della NATO, si trova improvvisamente senza il padre padrone che l'ha guidata con pugno di ferro fin dal primo settembre del '69. Il momento di smarrimento viene superato con caroselli e festeggiamenti in tutto il Paese, ma è una gioia di breve durata. Il lascito avvelenato del rais inquina fin da subito la nuova Libia. Le elezioni celebrate nel luglio del 2012 portano ad una situazione di paralisi in cui le istituzioni sono divise tra Tobruch e Tripoli con Bengasi che sprofonda in una guerra feroce con le cellule dell'ISIS approdate in Libia. La cosiddetta quarta sponda diventa una maionese impazzita con una frantumazione in un mosaico dove i signori della guerra, milizie tribali e di varie istituzioni, grandi burattinai si scontrano per il controllo della propria area. Il sogno della rivoluzione è un fallimento, prima ancora di sbocciare e la Libia si trasformano nel vero fallimento delle aspirazioni di cambiamento che avevano illuso milioni di persone con la Primavera Araba. La situazione si cristallizza così in uno schema ottomano, da una parte la Tripolitania su chi governa con sempre minor influenza il premier riconosciuto dalla comunità internazionale Fayez al Sarraj, dall'altra la Cirenaica con capitale Bengasi dove l'ex maresciallo Khalifa Haftar lancia un'offensiva prima contro gli jihadisti, poi direttamente contro Tripoli, in mezzo l'immenso Fezzan, terra di conquista, ma di fatto incontrollabile. Non è un conflitto semplice, la comunità internazionale si spacca, a fianco di Tripoli e al Sarraj gli Stati Uniti, l'Italia, la Turchia e l'ONU, dalla parte di Bengasi e Tobruch Egitto, Russia, Emirati e Francia. L'ingresso in armi di Mosca a favore di Haftar, fa arrivare i ribelli a un passo dalla conquista di Tripoli, ma poi Ankara schiera le sue truppe e si arriva all'attuale stallo. Gli accordi tra le fazioni hanno portato alla formazione di un governo di transizione, l'appuntamento ora è per il 24 dicembre per le elezioni politiche, anche se in molti dubitano che si potranno mai tenere.