Sotto una pioggia leggera il Presidente Biden depone una corona di fiori davanti al Pentagono. L'11 settembre per gli americani è un giorno che non si dimentica, ma 21 anni dopo è molto diverso. Non è più vero che il Paese si ferma, la vita va avanti, c'è una guerra lontana elezioni tra poche settimane, incertezza economica e sociale. A New York la ferita del crollo delle torri colpite dai terroristi di Al Qaeda è visibile e presente, ma intorno al vuoto la vita si è rimarginata e il Presidente quest'anno non è venuto, preferendo mandare a Ground Zero la sua vice e lui restare a Washington sul luogo del secondo attacco. Cristina è ucraina, 21 anni fa lavorava in una società finanziaria nel World Trade Center e ricorda tutto: gli scossoni, il fumo, i fogli che volavano e le persone che saltavano. "Un dolore così non si supera mai, ci dice, ma questo è il giorno del ricordo" Nelle pause della rituale lettura dei nomi delle quasi 3000 vittime, Biden parla del carattere della Nazione, ricorda l'eliminazione di Bin Laden 10 anni fa e quella del suo luogotenente Al Zawahiri da lui decisa all'inizio dell'estate. Promette che l'impegno americano a combattere il terrorismo ovunque si trovi resterà intatto, ma aldilà degli stanchi discorsi qui a New York in questi giorni si è parlato più della settimana della moda, mentre mestamente chiudeva per mancanza di visitatori il Tribute Museum, aperto e gestito per 21 anni da sopravvissuti e familiari di quel lontano 11 settembre.